Storia dell'arte in pillole

 ARTISTI

ALESSANDRO ALLORI (pittore): nasce a Firenze nel 1535 ed è allievo del Bronzino, formandosi tra Firenze e Roma. Lavora a Firenze, dove oltre a ricevere varie commissioni per dipinti ed affreschi prepara anche i cartoni per una serie di arazzi. Diviene artista ufficiale della corte dei Medici anche dopo un viaggio a Roma, in cui il suo stile, pur rimanendo nel segno del maestro, comincia ad avvicinarsi a quello che poi sarà di Caravaggio. La sua pittura rimane comunque lontana dalla ricerca del reale. Dopo aver ricoperto anche la carica di podestà a Cascina, Allori muore a Firenze nel 1607.

ARTEMISIA GENTILESCHI (pittrice): nasce a Roma nel 1593, il padre Orazio è anch'egli pittore. Accortosi del grande talento della figlia, Orazio le impartisce lezioni di pittura, per poi farne la sua collaboratrice; è proprio tramite lui che Artemisia entra in contatto con le opere di Caravaggio. Nel 1611 Orazio chiede all'amico Agostino Tassi di insegnare a sua figlia l'arte della prospettiva, ma avviene la tragedia: dopo varie avances respinte Tassi violenta Artemisia. Sulle prime Artemisia crede che Tassi sia disposto a sposarla (allora gli stupri si risolvevano di solito con un matrimonio riparatore) e va anche a vivere con lui, quando scopre che lui è già sposato Orazio, che era al corrente di tutto, accusa Tassi di aver violentato sua figlia con una lettera al pontefice. Dopo un processo umiliante la violenza venne riconosciuta, ma Tassi non scontò mai la pena e fu Artemisia, bersagliata dalle malelingue, a doversi allontanare da Roma. Nel frattempo Artemisia dovette sposarsi (non con Tassi) per volere del padre per cercare di recuperare l'onore. Artemisia si rifugia a Firenze dove ha numerose commissioni e viene addirittura ammessa all'Accademia delle arti del disegno, è la prima donna a riuscirci. Artemisia infine ritorna a Roma ormai pittrice affermata. Nel 1630 Artemisia si sposta a Napoli, da cui si allontanerà soltanto per un breve soggiorno a Londra, dovuto probabilmente alla necessità di trovare incarichi che le consentissero di pagare la dote delle sue due figlie, dove lavorava anche suo padre. Tornò a Napoli dopo la morte di Orazio. Morì probabilmente nell'epidemia di peste che colpì Napoli nel 1656.

BORROMINI (Francesco Borromini, architetto): nasce sul Lago di Lugano nel 1599, trasferendosi a Milano ancora bambino si forma come scultore. Sappiamo che nel 1619 è a Roma e partecipa ai lavori della Basilica di San Pietro, sotto la direzione di Carlo Maderno. Quando a Maderno subentra Bernini i due arrivano molto presto ai ferri corti, si dice anche che Bernini abbia procurato a Borromini altre commissioni per allontanarlo in quanto troppo bravo. Da quel momento tra i due architetti nasce una competizione feroce che li porterà a contendersi il favore dei papi e delle famiglie romane e di conseguenza tutte le importanti commissioni di Roma. Competizione accentuata anche dai caratteri diametralmente opposti dei due artisti, Borromini era sobrio, introverso e malinconico, quanto il suo rivale era esuberante e mondano. Nel 1637 Borromini ultima il suo capolavoro: la Galleria di Palazzo Spada. Non tutta la produzione di Borromini si svolge a Roma, ma sicuramente la maggior parte dei suoi lavori li svolse nell'Urbe e malgrado i colpi bassi (ampiamente ricambiati) da parte di Bernini le commissioni non gli mancarono mai. Borromini si suicida nel 1667 trafiggendosi con una spada sembra in uno scoppio d'ira seguito al rifiuto di un servo di accendergli un lume. 

BEGARELLI (Antonio Begarelli, scultore): nato probabilmente nel 1479 è uno dei maggiori scultori di Modena, anche se non operò mai con il marmo, qui si usava la terracotta. Ebbe numerosi incarichi da parte di famiglie e chiese modenesi, poi lavorò anche a Ferrara, alla corte di Alfonso I d'Este. Abbiamo alcuni accenni di probabili viaggi di Begarelli a Napoli e addirittura a Londra, al seguito del duca Filippo II, ma la maggior parte della sua produzione si svolge comunque entro i domini degli Este ed in particolare a Modena, dove l'artista muore nel 1565. Per quanto riguarda lo stile ci sono notizie certe del fatto che Begarelli conoscesse il Correggio e che dai suoi quadri abbia trovato ispirazione, ma le sue opere hanno anche una matrice raffaellesca. Anche se oggi le sue statue hanno per lo più il colore della terracotta un tempo venivano dipinte, spesso di bianco per imitare il marmo e addirittura impreziosite con dorature. 

CARAVAGGIO (Michelangelo Merisi da Caravaggio, questo il suo nome completo, pittore): nato nei pressi di Bergamo, si affermò come pittore a Roma. Dovette fuggire dalla città dopo aver commesso un omicidio in una rissa e riparò prima a Napoli, poi a Malta. Qui entrò nell'ordine dei Cavalieri di San Giovanni, dal quale fu espulso dopo un brutto litigio con un membro dell'ordine di rango superiore; doveva avere un gran caratteraccio. Fuggito da Malta e poi tornato a Napoli, morì mentre tornava a Roma nel 1610. Caravaggio nelle sue opere cerca il realismo, non idealizza i suoi soggetti, nemmeno quando si tratta di rappresentazioni sacre. I suoi santi sono persone comuni a volte ritratti in atteggiamenti del tutto naturali. Tanto per dare un'idea di quanto realismo ci sia nei suoi dipinti, nel quadro Morte della Madonna il pittore ritrasse il corpo di una donna ripescato dal Tevere! 

CECCO DEL CARAVAGGIO (Francesco Boneri, soprannominato Cecco del Caravaggio, pittore): la vita di questo pittore è tuttora avvolta dal mistero. Di lui non conosciamo né il luogo né la data di nascita o di morte, ricerche recenti indicano una probabile provenienza dalla bergamasca e più precisamente da Alzano Lombardo; anche il suo nome è stato riscoperto solo negli ultimi vent'anni, prima era noto unicamente il suo soprannome. Francesco fu sicuramente apprendista e modello di Caravaggio, probabilmente ne fu anche l'amante; nel mondo dell'arte del seicento non era un fatto raro che gli apprendisti finissero per dormire con il maestro. Dopo la morte di Caravaggio, Francesco è citato in alcuni documenti che testimoniano ingaggi come pittore, ma dal 1620 di lui si perde ogni traccia. Come se non bastasse, a rendere più intricato questo nodo si aggiunge anche il fatto che Boneri non firmò nessuna delle sue opere. Sicuramente il suo stile pittorico venne largamente influenzato dal suo maestro.

DONATELLO (Donato di Niccolò di Betto Bardi, scultore e orafo): nasce a Firenze verso il 1386, sappiamo poco del suo apprendistato sia come scultore che come orafo (che all'epoca significava anche saper lavorare il bronzo). Alcuni documenti parlano di un suo soggiorno a Roma nei primi anni del '400 a seguito di Brunelleschi, ma non sembra che l'esperienza, ammesso sia mai avvenuta, abbia influenzato molto la sua arte. Le sue prime statue, in parte perdute, vengono commissionate da varie chiese fiorentine e seguono lo stile gotico, successivamente il suo stile si riavvicina ai modelli classici, seguendo la moda rinascimentale. La maggior parte delle sue commissioni provengono in questo periodo dal Duomo di Firenze allora in costruzione. Nel 1422 Donatello ha la sua prima commissione per una statua in bronzo, che realizza fondendo le parti separatamente e poi assemblandole. Poi per un certo periodo Donatello lavora a Pisa, pur mantenendo i contatti ed una succursale della sua bottega a Firenze e riceve commissioni anche da Siena. Intorno al 1440 Donatello parte improvvisamente per Padova, probabilmente per realizzare la statua di Gattamelata, lascerà Padova un decennio dopo. Segue un periodo stranamente improduttivo, forse una conseguenza del fatto che lo scultore fosse ammalato. Infine Donatello muore a Firenze nel 1466.

DUCCIO DI BONINSEGNA (pittore): nasce a siena probabilmente poco dopo il 1250, dato che i primi documenti che si riferiscono a lui come pittore risalgono al 1278. Non abbiamo molte notizie sulla sua vita, le sue prime opere giunte fino a noi sono alcune tavole con raffigurazioni sacre. Sappiamo che nel 1280 ricevette la prima di numerose multe per un non meglio precisato reato, il che ha fatto supporre che il pittore abbia avuto una vita abbastanza movimentata. Dopo un breve soggiorno a Firenze l'artista scompare dai documenti senesi dal 1296 al 1302, si ipotizza che possa essersi recato addirittura in Francia a causa di alcuni documenti che riportano un nome simile al suo, anche se l'ipotesi è poco verosimile; comunque sia Duccio dopo il 1302 non lascerà mai più Siena. Qui riceve numerose commissioni anche per il duomo della città fino alla morte nel 1318. Nell'anno successivo i figli rinunciano all'eredità a causa dei troppi debiti. Duccio è il vero fondatore della scuola pittorica senese che integra uno stile ancora fortemente condizionato dall'arte bizantina alle innovazioni di Cimabue. 

ELISABETTA SIRANI (pittrice): nasce a Bologna nel 1638, come molte pittrici del suo tempo era figlia d'arte: anche il padre era pittore, allievo e collaboratore di Guido Reni. Non poté in quanto donna frequentare le lezioni tenute dal padre all'Accademia, ma si formò comunque nella bottega del genitore e in casa, dove ritrae i suoi famigliari. Bologna era comunque una città abbastanza aperta all'erudizione femminile per via dell'università e garantì anche alle artiste una certa possibilità di lavoro. Nell'ambito dell'impulso moralizzatore del Concilio di Trento le prime commissioni di Elisabetta furono pale d'altare per chiese della zona bolognese, ma il debutto bolognese della pittrice avviene nel 1658 con la colossale tela di 5x4 metri che raffigura il Battesimo di Cristo. Da qui in poi le ricche famiglie bolognesi cominciano ad apprezzarla soprattutto per i suoi ritratti allegorici e i suoi quadri a carattere storico. Nel 1660 Elisabetta viene eletta professore (all'epoca si usava solo il maschile) all'Accademia d'arte di San Luca a Roma, negli stessi anni ereditò la bottega del padre, ormai impossibilitato a dipingere a causa della gotta, superandolo ampliamente in bravura. Riuscì inoltre a formare altre pittrici. Elisabetta nel 1664 era l'artista più richiesta di Bologna, superando anche Guercino. Morì nel 1665, tra sospetti di avvelenamento, fortunatamente due autopsie stabilirono la causa della morte per cause naturali, scagionando la domestica. 

FILIPPO LIPPI (pittore): nasce a Firenze intorno al 1406, rimasto presto orfano di padre, prese i voti in un convento Carmelitano. Non abbiamo notizie della sua formazione come pittore, inoltre in quanto religioso non era iscritto a nessuna corporazione, ma fu probabilmente allievo di Masaccio. Si recò in vari conventi italiani, dove entrò in contatto con varie tradizioni pittoriche. Rientrato a Firenze venne sostenuto anche dalla famiglia Medici. Nel 1442 viene nominato abate di un monastero vicino Firenze, ma non smette di dipingere. Venne poi rimosso dalla carica a seguito di un processo per una bolla di pagamento falsificata. Venne poi trasferito a Prato come cappellano in un convento femminile. Nel 1456 una ragazza appena arrivata in convento si innamorò di lui ed i due fuggirono insieme ed ebbero un figlio, Filippino Lippi. Lei poi venne riammessa in convento, ma la relazione continuò fino a quando una denuncia anonima svelò la tresca. Grazie all'intercessione di Cosimo de' Medici, il papa Pio II sciolse i due dai voti religiosi e la coppia poté convolare a nozze. Lippi ebbe da lei anche una figlia e ovviamente continuò la sua attività di pittore fino alla morte nel 1469. La sua produzione immensa comprende esclusivamente soggetti religiosi.

GIOVANNI FATTORI (pittore): nato a Livorno nel 1825, a vent'anni si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Firenze. Divenne un assiduo frequentatore del noto Caffè Michelangelo, dove si riunivano molti artisti, tra i quali quelli che poi fondarono il movimento dei Macchiaioli e dove conobbe la ragazza che sarebbe divenuta sua moglie; anche se il matrimonio durò appena sette anni. Conclusi gli studi lavorò come illustratore per gazzette e nel frattempo cominciò a cimentarsi con la pittura di paesaggio con stesura a macchia d'olio. Dipinse principalmente paesaggi toscani, finché nel 1869 venne nominato professore di pittura nella stessa accademia dove aveva studiato, divenendo professore onorario undici anni dopo. Nel 1885 conobbe Marianna Bigazzi, che divenne la sua seconda moglie. Negli ultimi anni Fattori partecipò regolarmente alla Biennale di Venezia, fino alla morte nel 1908. 

GIULIO ROMANO (Giulio Pippi de' Jannuzzi, detto Giulio Romano, architetto e pittore): nato a Roma tra il 1492 ed il 1499. Dovrebbe comunque essere entrato nella bottega di Raffaello intorno al 1508, ma le date sono incerte. Fu tuttavia uno dei migliori allievi, tanto che alla prematura morte del maestro lui ereditò la bottega insieme ad un collega. Nella bottega Giulio si formò contemporaneamente come pittore e come architetto, terminando i lavori lasciati incompiuti dal maestro e ottenendo nuove commissioni. Nell'ultimo periodo che rimase a Roma realizzò le bozze per le incisioni erotiche che avrebbero dovuto accompagnare i Sonetti Lussuriosi di Pietro Aretino e che fecero scandalo al momento della pubblicazione, ma a quel punto Giulio era già partito per Mantova, dove arrivò nel  1524 chiamato dalla famiglia Gonzaga, e non venne in alcun modo toccato dalla vicenda. In appena due anni Giulio si vide confermato il ruolo di artista a servizio dei Gonzaga, divenne cittadino mantovano, ricevette in dono una casa ed ebbe l'incarico di edificare e decorare una delle residenze della famiglia: Palazzo Te. Pochi anni dopo si sposò ed ottenne un reddito fisso, accumulando una discreta fortuna ed un incarico dopo l'altro a ritmi talmente alti da necessitare di uno stuolo di collaboratori per non lasciare a metà le sue opere. Il ruolo di cortigiano gli fece ottenere anche incarichi pubblici in città e le commissioni per l'organizzazione di feste e spettacoli a corte. Lasciò Mantova molto raramente e solo per brevi viaggi soprattutto a Ferrara alla corte degli Este. Giulio morì a Mantova nel 1546. 

GIUSTO DE' MENABUOI (pittore): a partire dalla data delle sue prime opere si suppone che sia nato non prima del 1320 e che fosse di origine fiorentina. Le sue prime opere si collocano tra il Veneto e la Lombardia, tanto che è stato ipotizzato che la sua formazione sia avvenuta proprio a Padova, dove vive almeno dal 1370 fino alla morte. Qui lavora per varie famiglie tra cui i da Carrara, signori di Padova, che gli commissionano la decorazione del battistero del duomo. Giusto muore sicuramente prima del 1391. 

GUERCINO (Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, pittore): Nasce a Cento nel 1591 e studia con vari maestri a Ferrara e Venezia. Venne chiamato a Roma da Gregorio XV nel 1621 per poi tornare al paese natale due anni dopo. Continuò a lavorare nei dintorni affrescando anche la cupola del duomo di Piacenza, fino al 1642, quando si spostò a Bologna, dove rimase fino alla morte nel 1666. Negli ultimi anni l'influenza di Guido Reni nel suo stile si fa sempre più intensa; mentre all'inizio la pittura di Caravaggio non sembra minimamente influenzare il suo stile, dopo il 1630 lo stile del pittore cambia radicalmente portandolo al cosiddetto "classicismo barocco". 

HAYEZ (Francesco Hayez, pittore): nato a Venezia nel 1791, si formò come pittore tra Venezia e Roma. Raggiunse il successo molto giovane grazie alla protezione di Canova, da lì in poi lavorò in tutta Italia, dipingendo ritratti e scene di argomento storico. Malgrado sia noto per i suoi dipinti dai soggetti storici e patriottici e sia considerato il maestro indiscusso del romanticismo italiano; non ebbe mai un vero credo politico, dato che eseguì numerosi lavori anche per la famiglia imperiale austriaca, dalla quale ottenne anche dei riconoscimenti. Negli ultimi anni si dedicò soprattutto alla ritrattistica. Morì a Milano nel 1882. 

MASACCIO (Tommaso di ser Giovanni di Mone di Andreuccio, pittore): nasce nel 1401 in provincia di Arezzo da una famiglia probabilmente benestante dato che suo padre a soli vent'anni è già notaio. A circa sedici anni Masaccio si trasferisce a Firenze e già dipinge assieme a Niccolò di Lapo. Anche se probabilmente il suo vero maestro fu il cognato Mariotto di Cristofano. Masaccio rivoluziona la resa dello spazio inserendo la costruzione prospettica all'interno delle sue opere. Masaccio dipinge numerose opere religiose anche se non firmandole su diverse attribuzioni ci sono dei dubbi, mentre abbiamo un unico ritratto sopravvissuto. In tutte le sue figure vediamo una somiglianza alla realtà impressionante per l'epoca. Da pittore ormai affermato cominciò una collaborazione con Masolino da Panicale fino al 1425, anno in cui Masolino parte per l'Ungheria. L'ultima notizia che abbiamo di Masaccio è datata al 1427 a Firenze, in base ad altri documenti il pittore deve essere morto a Roma prima della fine del 1429.

MONET (Claude Monet, pittore): nato nel 1840, si iscrisse all'Accademia Svizzera nel 1859. Dopo alcuni anni in Algeria per il servizio militare, tornò in Francia, dove conobbe Renoir. Si concentrò sempre più sulla pittura di paesaggi e proprio davanti al suo quadro Impression. Soleil levant un critico pronunciò la famosa frase che coniò il termine "impressionismo". Dopo numerosi viaggi in giro per la Francia e l'Europa, Monet si stabilì a Giverny, dove dipinse la serie delle ninfee e rimase fino alla morte, nel 1926. Lo stile di Monet, sebbene innovativo, viene comunque influenzato dai dipinti di Courbet e Corot.

PALMA IL VECCHIO (Jacopo da Palma, detto "il Vecchio" per distinguerlo dal pronipote, suo omonimo e anch'egli pittore): arriva a Venezia più o meno ventenne nel 1500 e qui rimarrà fino alla morte. Dopo l'esordio si orienta verso i modelli di Tiziano e Giorgione e dipinge soprattutto ritratti a mezzo busto e sacre conversazioni con uno stile che sfuma i contorni e conserva tratti di opulenza. 

PERUGINO (Pietro Vanucci, detto il Perugino, pittore): nato nel 1450 nei pressi di Perugia, da cui prese il soprannome. Fu probabilmente allievo di Andrea del Verrocchio a Firenze, ma conosceva molto bene anche i dipinti di Piero della Francesca. Dopo aver lavorato a Perugia, venne chiamato a Roma per dipingere la Cappella Sistina, ma la sua attività si concentrò soprattutto tra Perugia e Firenze. Verso la fine della sua attività sembra perdere di inventiva; fu però anche maestro di Raffaello.

PIETRO DA CORTONA (Pietro Berrettini, detto Pietro da Cortona, pittore e architetto): nato a Cortona nel 1596, si forma prima a Firenze e poi a Roma, dove diviene uno dei massimi esponenti del barocco romano. Dal 1637 al 1647 si reca periodicamente a Firenze per realizzare degli affreschi a Palazzo Pitti. Viene poi ingaggiato per la decorazione di numerosi palazzi romani, dove la pittura si intreccia a cornici in stucco e finti elementi architettonici. Si dedica anche all'architettura vera e propria, fortemente influenzato dai modelli antichi e di Palladio, ma l'unico edificio interamente progettato da lui è la chiesa dei Santi Luca e Martina, dove viene sepolto nel 1669. 

PISANELLO (Antonio Pisano, detto "Pisanello", pittore): nato nel 1395, lavorò tra Roma, Verona, Ferrara e Mantova come pittore e medaglista. Negli ultimi anni si recò anche a Napoli. Morì probabilmente nel 1450, anno dal quale non abbiamo più notizie di lui. Il suo stile rientra nel gotico fiorito, proveniente dall'Italia centrale e molto in voga nelle corti rinascimentali. Sebbene sia stato lodato ed abbia dipinto opere importanti anche in veste di pittore, Pisanello fu principalmente medaglista.

RAFFAELLO (Raffaello Sanzio, pittore): nato nel 1483 ad Urbino, Raffaello impara il mestiere prima dal padre, anch'egli pittore, poi dal Perugino. Lavora prima a Firenze, poi a Roma, dove oltre a dipingere dirigerà anche i lavori per la costruzione della basilica di San Pietro. A Roma disegnò i cartoni preparatori per gli arazzi della Cappella Sistina e affrescò le Stanze vaticane, ma non riuscì a portare a termine il lavoro a causa della morte prematura, avvenuta nel 1520. Lo stile di Raffaello è in costante dialogo con quello di Leonardo e Michelangelo, gli altri maggiori artisti della sua epoca. Il suo stile idealizzato soprattutto per le immagini sacre tende molto alla perfezione formale.

RUBENS (Peter Paul Rubens, pittore): originario della Germania si trasferì ad Anversa ancora bambino nel 1589, qui si formò come pittore. Nel 1600 intraprese un viaggio di studi in Italia, a Roma eseguì anche alcune opere. Tre anni dopo viene mandato in Spagna dal Marchese di Mantova, dove studiò le collezioni reali, ma si distinse anche per le sue doti diplomatiche. Tornato in Italia, vi lavorò per quattro anni, fino alla notizia della malattia della madre; tornò quindi ad Anversa. Rubens fu un pittore di grande successo, ma ricoprì anche importanti incarichi politici e diplomatici, soprattutto dopo la morte della prima moglie, che lo portarono a viaggiare per mezza Europa. E' famoso per i suoi splendidi ritratti, ma dipinse anche cicli pittorici sacri e profani.

VASARI (Giorgio Vasari, pittore e architetto: nasce ad Arezzo nel 1511, dove riceve una prima formazione, poi completata a Firenze. Lavora in varie città italiane spesso a stretto contatto con Michelangelo. Nel 1554 Cosimo I de' Medici lo chiama a Firenze, commissionandogli il restauro di Palazzo Vecchio e varie altre opere, nel frattempo Vasari riceve anche committenze private. Vasari muore a Firenze nel 1574 lasciando alcune opere incompiute.

VERONESE (Paolo Caliari, detto "Veronese", pittore): nato a Verona nel 1528, si forma in ambiente veneziano. Dal 1533 al 1566 soggiorna a Venezia eseguendo cicli pittorici in palazzi pubblici o in edifici religiosi. A causa del suo stile venne processato dall'Inquisizione perché non rispettava i canoni imposti dalla Controriforma, fortunatamente gli andò bene perché il processo fu senza conseguenze. Il suo stile dialoga con Tiziano e Tintoretto, ma fu anche fonte di ispirazione nel corso del '700.

GLOSSARIO

ACQUAFORTE: è una tecnica di incisione, il nome deriva dal termine con cui in passato si indicava l'acido cloridrico. Per realizzare un'incisione ad acquaforte si parte da una lastra di metallo, rame o zinco. Si stende sulla lastra uno strato di vernice protettiva e si realizza il disegno grattandola via con una punta. Si immerge la lastra nell'acido, che la corrode nei punti in cui la vernice è stata asportata, a seconda del tempo di immersione i solchi saranno più o meno profondi. A questo punto si pulisce la lastra dalla vernice, la matrice è pronta. Per realizzare la stampa la si ricopre di uno strato d'inchiostro e ci si posiziona sopra un foglio. Si pressa il tutto con un torchio e l'inchiostro si trasferisce sul foglio. L'acquaforte è così pronta. 

AMBONE: in sostanza è un pulpito che presenta due scale una per salire e una per scendere, anziché una unica. 

ANCONA: è una tavola in legno o pietra scolpita o dipinta posta sopra all'altare di una chiesa.

CENOTAFIO: indica un sepolcro o un monumento funebre che non contiene nessun corpo.

COMMESSO FIORENTINO: è la tecnica di lavorazione usata dall'Opificio delle Pietre Dure. Consiste nel riprodurre un disegno usando pezzi di pietra dura. Partendo da un disegno preparatorio lo si scompone, isolando ogni sfumatura. Per ognuno dei pezzi così ottenuti si sceglie la pietra dura con la sfumatura più adatta e si ritaglia la forma con un filo metallico. Ogni frammento viene quindi levigato perché acquisisca lucentezza e poi incollato su un supporto e infine unito agli altri fino a formare un autentico dipinto di pietra.

GROTTESCA: è una decorazione dipinta su soffitto o parete, che raffigura sottili tralci vegetali a formare uno schema simmetrico, di solito su fondo bianco, tra i quali compaiono animali fantastici come chimere o altri mostri mitologici. Le figure sono in generale molto piccole, dando un senso di leggerezza. Questo stile nasce nel Quattrocento, quando in seguito ad alcuni crolli a Roma vengono riscoperti un paio di sale della Domus Aurea di Nerone, interrate dai suoi successori. Gli artisti si calano in quelle che effettivamente sembrano grotte, perché piene di detriti e si trovano a pochissima distanza dagli affreschi dei soffitti. Da qui nasce un nuovo stile pittorico ispirato appunto a questi affreschi e soprannominato "a grottesche".

SCAGLIOLA: si tratta di un tipo di gesso molto fine, ma in storia dell'arte questo termine indica una tecnica di intarsio molto particolare in cui questo gesso viene mescolato a colle e pigmenti naturali ed usato per imitare marmi e pietre dure. La tecnica venne inventata a Carpi (MO) all'inizio del Seicento, perché proprio lì? Probabilmente perché il territorio della Pianura Padana, essendo di origine alluvionale, è totalmente privo di marmi. I luoghi più vicini per procurarseli erano la Toscana ed il Veneto, ma all'epoca spostare ingenti quantità di marmo era estremamente complicato e costoso, quindi questo era un buon metodo per risparmiare e al tempo stesso poter realizzare oggetti e decorazioni che facessero bella figura. Nel secolo successivo la tecnica si diffuse anche in Toscana ed in Lombardia. 

SINOPIA: disegno preparatorio di un affresco o di un mosaico tracciato con terriccio rosso diluito (tecnicamente proveniente da Sinope, da cui il nome). Il bozzetto così ottenuto veniva quindi ricoperto con l'ultimo strato di intonaco e dipinto, nel caso di un mosaico ricoperto di tessere colorate. Questa tecnica rimase in uso fino all'inizio del Cinquecento, quando venne progressivamente sostituita da altre.

STILE IMPERO: nato come stile Neoclassico, che appunto si ispira ai modelli greci e romani, subito dopo la Rivoluzione Francese, viene ribattezzato così perché è lo stile della corte imperiale di Napoleone. Comprende tutte le arti dall'architettura alla pittura, ma anche la moda e la decorazione dei mobili nei palazzi. Per intenderci è l'epoca di Jane Austen, la moda Stile Impero è quella ad esempio di Orgoglio e Pregiudizio.

TARSIA: la tarsia lignea consiste nell'accostare pezzi di legno di colori diversi per ottenere un'immagine. Come per i dipinti si partiva da un disegno preparatorio, di solito opera di pittori professionisti. Oltre all'utilizzo di varietà differenti di legno, per ottenere colori diversi si poteva anche tingere il legno con sostanze coloranti o scurirlo usando ferri o sabbia rovente, in modo da annerire il legno senza che prendesse fuoco. La tarsia è prevalentemente italiana, solo dopo il XV secolo oltrepassò le Alpi, ma senza ottenere un grande successo. 

TROMPE-L'OEIL: letteralmente "illusione ottica" dal francese, il trompe-l'oeil consiste nel dipingere un paesaggio su una parete o anche un cielo su un soffitto per dare allo spettatore l'illusione dello sfondamento del muro e far apparire più grande l'ambiente. Rientrano in questa definizione moltissimi soggetti, da un giardino o un pergolato dipinto sul muro ai complessi di false architetture che sembrano voler dilatare un ambiente. 

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