LA BUCACCIA DI GUARDISTALLO

ACCESSIBILITA'

Arrivarci non è agevole né in macchina né a piedi; bisogna percorrere una stradina di campagna stretta e sterrata. In alcuni punti anche parecchio in pendenza. Io ci sono arrivata solo perché, col fatto che Guardistallo è piccolo e ci si conosce un po' tutti, il sindaco ci ha accompagnati con una delle macchine del comune.

I bagni non ci sono. 

COSA C'E' DA VEDERE

Che cos'è la "Bucaccia"? Una piccola radura nella campagna di Guardistallo dove il 29 giugno 1944 avvenne una delle maggiori stragi naziste della Toscana. 

Qui una divisione della Luftwaffe, la Herman Göring, in seguito ad uno scontro con i partigiani trucidò 46 persone, in maggioranza uomini, rastrellati nei poderi circostanti. Qui i loro nomi e le foto di alcuni.

Sul punto esatto in cui si trovava la fossa comune con i corpi è stato eretto questo piccolo cippo. Anch'esso con i nomi delle vittime. Fortunatamente il parroco del Paese Don Mazzetto Rafanelli, quella mattina riuscì a parlare con gli ufficiali tedeschi ed evitò che i soldati arrivassero a rastrellare l'intero paese, salvando 300 vite. 

Questi sassi bianchi su cui scrivere il proprio nome o un messaggio sono un prestito dalla tradizione ebraica di portare appunto sassi e non fiori sulle tombe. Tuttavia ci raccontano anche di una memoria molto difficile per i guardistallini, tanto che ancora oggi non si è riusciti a ricostruire esattamente cosa avvenne all'alba di quel 29 giugno 1944. I fatti accertati sono che alle prime luci del giorno una consistente formazione partigiana, la "Otello Gattoli", si stava muovendo nelle campagne diretta verso il vicino paese di Casale Marittimo, quando incappò in una colonna di soldati tedeschi che si stava ritirando. E qui il problema: è sicuro che furono i partigiani ad aprire il fuoco per primi, ma perché? Non si sa se perché i tedeschi li videro o se perché loro credettero che si trattasse di un solo veicolo, quindi un bersaglio apparentemente facile, e non si accorsero che dietro arrivava un'intera colonna di automezzi. Fatto sta che venne ucciso un tedesco e cinque partigiani, mentre altri sei vennero catturati, poi nel giro della mattinata i tedeschi rastrellarono gli uomini ed i ragazzi dai poderi limitrofi e li portarono qui, dove li costrinsero a scavare una buca e poi li fucilarono, assieme ad alcune donne ed un cane che aveva seguito il suo padrone. Il giorno dopo a Guardistallo entrarono gli americani ed alcuni uomini (tra cui il mio bisnonno Alberto) trovarono il coraggio di andare a vedere cosa fosse successo e scoprirono la strage; devo dire qui che ciò che più mi rattrista è che il nonno Alberto non volle mai raccontare cosa vide quel giorno neanche ai suoi figli, dunque la mia famiglia ha perso qualunque memoria di quella tragedia se non "sono cose che non si possono descrivere".

Ma questa strage comincia ad essere raccontata e commemorata in paese solo da forse una ventina d'anni, prima la memoria di questo fatto è stata molto difficile per Guardistallo. Molti del paese infatti dettero la colpa dell'eccidio ai partigiani: se fossero rimasti nei boschi i tedeschi si sarebbero ritirati tranquillamente senza versare tutto quel sangue, dicevano. Bisogna anche ricordare che per molte di quelle famiglie gli uomini erano l'unica fonte di sostentamento: gli strumenti di allora non permettevano alle donne di riuscire a lavorare la terra e le donne non potevano neanche stipulare un contratto con i proprietari dei terreni senza un capofamiglia maschio; dunque, molte si ritrovarono in miseria con dei figli piccoli. In paese quindi si creò un certo rancore da parte delle vedove nei confronti dei partigiani e delle loro famiglie, un rancore che a tratti è sopravvissuto fino ad oggi. 

Per quanto riguarda la colpa di quella tragedia io posso soltanto proporvi alcune riflessioni. La guerra è sbagliata sempre e comunque e non esiste una parte che abbia sempre ragione o una che abbia tutte le colpe. Forse i partigiani quel giorno commisero un errore o un'imprudenza ma ho sentito dire da Alessandro Barbero che in guerra tutti commettono errori in continuazione e vince chi ne fa uno di meno. Per concludere vi cito una frase di un libro che ho letto proprio su questa strage "la responsabilità intrinseca di un massacro è di chi preme il grilletto", potrei forse aggiungere: o di chi ordina di farlo.

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