PALAZZO TE
ACCESSIBILITA'
Il palazzo è accessibile, anche perché è tutto a piano terra e per superare i pochi gradini ci sono delle rampe.
La caffetteria è accessibile.
Il bagno disabili c'è, ma io non l'ho trovato particolarmente pulito, inoltre ha una forma che lo rende un pochino scomodo. Almeno però è riscaldato.
COSA C'E' DA VEDERE
Il palazzo conserva affreschi splendidi opera di Giulio Romano, che fu anche l'architetto del palazzo.
Essendo una residenza riservata all'ozio la decorazione delle sale presenta temi "leggeri", tratti per la maggior parte dalla mitologia antica e dalle Metamorfosi di Ovidio. Su un soffitto vediamo ad esempio i carri del Sole e della Luna, mentre in un'altra sala tanti piccoli riquadri illustrano altrettanti episodi mitologici; la tradizione rinascimentale attinse infatti a piene mani al repertorio mitologico pagano come esempio di cultura e valori da seguire.
Ma una delle sale più famose è senza dubbio la Camera di Amore e Psiche, in cui si racconta un mito che nel Rinascimento nella versione di Apuleio divenne la storia d'amore per eccellenza (è anche uno dei pochissimi miti greci ad avere un lieto fine, aggiungo io). La leggenda narra che Psiche era una principessa talmente bella da suscitare l'invidia di Venere, che per questo ordina al figlio Amore di farla innamorare di un uomo brutto; invece è amore ad innamorarsi di lei. Dopo un inizio felice in cui Amore fa visita a Psiche tutte le notti, lei decide di scoprire l'identità del misterioso amante, ma quando accende una candela per vederlo lo brucia con la cera. Venere a questo punto, per punirla le impone di superare delle prove, al termine delle quali i due innamorati potranno sposarsi e Psiche diventerà una dea. Qui il Marchese di Mantova Federico II Gonzaga allude probabilmente alla sua storia d'amore con la sua favorita Isabella Boschetti, osteggiata dalla di lui madre Isabella d'Este.
La sala più originale è senza alcun dubbio la Sala dei Cavalli, le cui pareti ospitano sei ritratti come questo (chi ha dato il nome agli ambienti non aveva evidentemente molta fantasia). Questo è il salone più grande di tutto il palazzo, dedicato a feste e ricevimenti; ma come, mettono miti e immagini delle imprese della famiglia Gonzaga da tutte le parti negli appartamenti privati e nel salone delle feste i ritratti di sei cavalli? Eh sì, perché le scuderie dei Gonzaga erano tra le più famose dell'epoca e un cavallo di queste scuderie era considerato un dono degno di un re o un imperatore; dunque anche i cavalli rientravano nelle glorie di famiglia.
In questo salone abbiamo anche un assaggio di come fosse decorata la parte inferiore delle pareti, con degli arazzi o, in questo caso, un corame. Si tratta di un apparato in cuoio su cui erano stampati dei disegni e che poi veniva usato come una tappezzeria. L'uso di arazzi e corami era anche pratico, oltre che estetico, servivano anche per cercare di tenere un po' più calde le stanze.
Infine ecco la perla di questo palazzo la Camera dei Giganti, un vero colpo di genio di Giulio Romano, che crea una stanza senza spigoli e quasi senza aperture su cui dipinge un'unica scena: il tentativo dei giganti di conquistare l'Olimpo, puntualmente respinto da Giove, che li bersaglia con le sue saette e gli fa crollare addosso una montagna.
Questa stanza è magnifica, ma nasconde anche un intento politico: Giove ha un aspetto che ricorda l'imperatore Carlo V d'Asburgo e sul suo trono è appollaiata un'aquila, che oltre ad essere un suo simbolo è guarda caso anche un simbolo della casa d'Asburgo. Fino ad allora i Gonzaga erano stati marchesi, ma Federico II mirava al titolo di duca, che solo l'imperatore poteva concedergli; quindi qualche raffinata lusinga non avrebbe certo potuto nuocere.
MOSTRA
Attualmente a Palazzo Te c'è una mostra su Rubens con quadri che tolgono il fiato
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