Museo Palafitte Fiavé e Parco Archeo Natura




ACCESSIBILITA'

Il museo ed il parco archeologico sono perfettamente accessibili. Non sono collegati: il museo si trova in paese, mentre il parco archeologico è un po' fuori, ci si può arrivare sia a piedi che in macchina. In particolare per i disabili c'è un accesso che permette di parcheggiare proprio accanto all'ingresso, altrimenti bisogna percorrere un sentiero che non so in quali condizioni sia. 

Il museo è su tre piani, ma c'è l'ascensore ed il bagno è pulito. Conviene venire prima qui a fare il biglietto, anche perché in biglietteria dovrebbero darvi le istruzioni per raggiungere il parco archeologico.

Anche al parco archeologico ci sono i bagni ed è tutto in pari con sentieri ben battuti e passerelle di legno. L'unico punto che potrebbe risultare problematico è un labirinto composto di pali di legno, in effetti i passaggi sono un tantino stretti, la mia carrozzina in alcuni punti passava a filo. 

COSA C'E' DA VEDERE

Il museo è abbastanza articolato. Oltre all'esposizione dei reperti viene raccontata la storia del sito e della sua riscoperta. Sono esposti numerosi reperti in legno e materiali deperibili, conservatisi grazie all'ambiente anaerobico (privo di aria e quindi di batteri) della torbiera che si è formata con il prosciugamento dell'antico lago. All'ultimo piano si trovano numerosi brevi video di archeologia sperimentale che mostrano come alcuni oggetti venissero prodotti e poi usati.











Il primo reperto, che è stato chiamato "vaso a saliera", è un pezzo assolutamente unico di questo sito, chissà a cosa servisse, ma io ho seri dubbi riguardo al fatto che venisse usato per portare in tavola il sale e il pepe. Come archeologa potrei pensare che un oggetto così unico e particolare potrebbe aver avuto una funzione specifica, magari rituale... ma questa è solo una mia idea e io non sono un'esperta di preistoria, quindi prendetela per quel che vale (poco). Il secondo oggetto è un po' deformato, ma spero che mi crediate sulla parola se vi dico che si tratta di uno spillone, usato probabilmente per le vesti. 

Una volta arrivati al parco archeologico, prima della ricostruzione del villaggio, troverete la ricostruzione dello scavo, così come lo hanno ritrovato gli archeologi. In pratica erano rimasti i pali di fondazione delle capanne e dei cumuli di rifiuti o di oggetti che erano stati smarriti. Da questa foto non si riesce, ma se sul posto osserverete bene queste montagnole non avrete difficoltà a riconoscere le copie di numerosi reperti esposti in museo. 

Ed eccoci finalmente alle ricostruzioni vere e proprie. In queste foto un forno per cuocere i vasi e l'interno del villaggio. Purtroppo soltanto due capanne erano aperte, non ho capito se le altre fossero in fase di allestimento o venissero aperte soltanto per laboratori e visite guidate. 
Per finire un po' di mistero: la fossa dei crani. Attenzione: questa non è una tomba; all'interno sono stati ritrovati soltanto dei crani, non degli scheletri completi. Che ci facevano qui? Forse si tratta di un culto degli antenati. Per quanto possa apparirci macabro, quella di conservare i teschi dei propri antenati o dei propri nemici è un'usanza comune a diverse culture in ogni parte del mondo. 



Commenti

  1. Dovresti fare la guida all’interno di un museo, ti ascolterei molto volentieri. T.

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