PALAZZO DELLA RAGIONE DI PADOVA

ACCESSIBILITA'

Il palazzo è accessibile, ma non la biglietteria. L'ingresso disabili si trova nel cortile del Comune, ma gli addetti al servoscala devono ricevere una comunicazione dalla biglietteria per azionarlo; è necessario quindi che un accompagnatore si rechi in biglietteria per fare i biglietti e avvertire.

Per accedere al loggiato del primo piano bisogna superare un gradino.

COSA C'E' DA VEDERE

La visita consiste quasi esclusivamente nella grande sala. Rifatta dopo l'incendio del 1420, che distrusse i dipinti di Giotto, conserva il tetto a carena di nave rovesciata del rifacimento quattrocentesco e gli affreschi di Niccolò Miretto, che riprese il ciclo iconografico di Giotto.

Ma che cosa rappresentano i due pittori sulle pareti dell'enorme sala? Un ciclo astrologico, vale a dire i 12 segni zodiacali accompagnati dal pianeta e dal mese associato oltre che dalle attività tipiche della stagione. Qui al centro vediamo ad esempio l'Acquario. Questo è uno dei rarissimi esempi di ciclo astrologico medievale completo giunti fino a noi. 

All'interno della sala troviamo inoltre alcuni oggetti curiosi: questo non è il Cavallo di Troia, mi dispiace deludervi, ma non è neanche opera di Donatello, checché ne dica l'iscrizione alla base. Risale comunque al medioevo e precisamente al 1466, quando la famiglia Capodilista lo fece realizzare per un torneo; venne poi donato al Comune di Padova circa quattro secoli dopo. Devo dire che stando qua sotto si avverte una certa presenza incombente...

In un angolo della sala è conservata la Pietra del Vituperio, che ci porta ad un'usanza medievale che doveva essere presente in molte città, dal momento che so che una procedura simile era presente anche a Modena. In sostanza si trattava di una sorta di umiliazione che dovevano subire i debitori insolventi; il malcapitato doveva spogliarsi, rimanendo soltanto con la camicia e le brache (da qui deriva l'espressione rimanere in braghe di tela per indicare chi ha perso tutto il proprio patrimonio), e alla presenza di un certo numero di persone sedersi per tre volte su questa pietra pronunciando le parole "cedo bonis" (dal latino "rinuncio ai beni"), infine lasciare la città per non farvi più ritorno. Come punizione può sembrare un po' strana e forse anche eccessiva; tuttavia, se si considera che prima che Sant'Antonio inventasse questa usanza chi non riusciva a saldare i propri debiti poteva anche essere condannato al carcere perpetuo, come pena può essere considerata abbastanza clemente. 

Il salone ospita anche una riproduzione del pendolo di Foucault. Questo strumento viene inventato nel 1851 per dimostrare la rotazione della terra. Intendiamoci, all'epoca tutti ormai sapevano che la terra gira su se stessa, mentre ruota intorno al sole; ma Galileo aveva sì enunciato la teoria eliocentrica, senza però riuscire a dimostrarla. Galileo aveva provato a spiegarla usando le maree: aveva cioè ipotizzato che lo spostarsi delle acque fosse dovuto al fatto che seguendo la rotazione terrestre i mari si muovessero. Noi oggi sappiamo che non è così: le maree sono causate principalmente dalla forza di gravità della luna e del sole che attirano le acque; anche se ad onor del vero bisogna dire che il moto di rotazione della terra influisce in parte sulle maree, ma non ne è certo la causa principale. Dunque, per dimostrare che la terra gira Foucault ha l'idea di utilizzare un pendolo. Tecnicamente un pendolo oscilla avanti e indietro sempre nella stessa direzione; quando però una sfera viene appesa al centro della cupola del Pantheon di Parigi con un cavo di 67m ci si accorge che oscillando questa non si muove sempre sulla stessa linea, ma cambia gradualmente direzione con il passare delle ore fino a descrivere un cerchio completo. Dato che il punto a cui è appeso il pendolo non si muove, l'unica deduzione possibile è che sia la base a muoversi; dunque ecco la dimostrazione scientifica che la terra ruota su sé stessa.

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