COMPLESSO MUSEALE DI SANTA MARIA DELLA SCALA A SIENA

 ACCESSIBILITA'

Il complesso è accessibile, bisogna fare un giro un po' labirintico, ma per fortuna ci sono gli addetti. 

I bagni ci sono ed erano puliti, anche se con la serratura rotta.

Accanto alla biglietteria c'è anche il bar.

COSA C'E' DA VEDERE

Innanzitutto i locali del vecchio ospedale, un'istituzione che si prendeva cura non solo dei malati, ma anche degli orfani. Domenico di Bartolo nel'400 decora uno dei saloni rappresentando le varie attività dello Spedale. In questo particolare l'educazione dei bambini a sinistra ed a destra il matrimonio di una delle ragazze orfane. 

Girovagando nei sotterranei si trovano ambienti senza dubbio meno eleganti, ma che testimoniano il funzionamento dello Spedale, come questo enorme silos serviva per immagazzinare i cereali, dopotutto c'era tanta gente a cui dare da mangiare. 

Infine... delle ossa. Ma sono umane? Purtroppo si, si tratta di una fossa comune; all'epoca una volta entrati nello Spedale non era così scontato uscirne. 

Tra coloro che lavorarono in questo luogo vi fu Santa Caterina da Siena, che viveva in questi ambienti. Troviamo una piccola cappella ed una nicchia nella parete dove Caterina aveva sistemato il suo giaciglio. 

Il palazzo ospita varie collezioni, nella parte dedicata alla città troviamo i rilievi originali ed i calchi del restauro della Fonte Gaia, la fontana che si trova in Piazza del Campo, e questo era uno dei pochi pezzi ancora riconoscibili, era proprio malridotta! 

Infine nella sezione archeologica troviamo moltissimi reperti etruschi. Come delle urne cinerarie. Guardate che strana la prima, perché è così? Perché è un primo tentativo di preservare l'immagine del defunto, malgrado la cremazione, esattamente come noi oggi mettiamo una foto sulla lapide. Di fatto è l'anello di congiunzione dalle urne cinerarie costituite da semplici vasi, a quelle recanti il ritratto del defunto come questa qui accanto. La seconda urna ci ricorda inoltre i colori che in origine dovevano ricoprire anche le statue. La scena rappresentata è la morte di Ippolito, che venne travolto dal proprio carro dopo esserne caduto perché i cavalli erano stati spaventati da un mostro emerso dal mare. Afrodite (o Venere) era indispettita dal fatto che il giovane passasse il tempo da solo a caccia e che onorasse troppo la casta Artemide (Diana) non cedendo alle lusinghe dell'amore.


Infine dei vasi con una decorazione che secondo me è particolare: si tratta di immagini sovradipinte. Mi spiego: quando in antichità si decorava un vaso si disegnavano le varie figure con la vernice trasparente prima di metterlo in forno; durante la cottura poi le parti verniciate diventavano nere e quelle non verniciate mostravano il colore della terracotta. Questo processo però poteva produrre soltanto il colore nero ecco perché i vasi di solito hanno solo due colori. Se si volevano delle decorazioni bianche, come in questo caso, il vaso andava dipinto dopo averlo cotto; e che differenza c'era? Quella che la vernice nera, che è stata fissata dalla cottura, non sbiadisce; il colore aggiunto in seguito invece con il tempo si rovina. 

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