ROVINE DI AQUINCUM A BUDAPEST
ACCESSIBILITA'
L'accessibilità del sito è veramente limitata. In giro per le rovine ci sono scalini sparsi in vari punti.
Il museo accanto all'ingresso ha una rampa per accedere e un montacarichi che però non arriva nel seminterrato.
Per arrivare alla ricostruzione della casa del pittore bisogna scendere due serie di tre gradini; mentre per quella del mitreo ce ne sono altri tre, così come per il lapidario.
Per accedere all'altro museo c'è invece un'intera rampa di scale.
I bagni disabili si trovano in vari punti: nel seminterrato del museo (non so che ci facciano lì considerando che l'ascensore non ci arriva), lungo la rampa per entrare e in una piccola costruzione un po' più avanti.
COSA C'E' DA VEDERE
Al primo museo sono conservati soprattutto degli oggetti.
Questa è una buccina, parente della tromba. Veniva usata dai romani anche all'interno delle legioni. Aquincum venne infatti fondata dai romani come avamposto militare di frontiera, che era segnata dal Danubio; poi con il tempo qui sorse una vera e propria città, il primo nucleo di Buda e Pest.
In questa città ovviamente si svolgevano attività artigianali, come testimonia questa forma di fusione, che serviva per produrre lame d'ascia in bronzo.
Ma non dobbiamo pensare ad un insediamento occupato solo da soldati ed operai, ad Aquincum c'era posto anche per le arti, come la musica. Qui sono stati ritrovati i resti di un'organetto a canne, che sebbene in scala ridotta funziona allo stesso modo degli organi delle chiese; ne sono anche state fatte delle copie perfettamente funzionanti. Quindi possiamo ascoltare la stessa musica dei romani? Si e no. Si perché ovviamente la copia riproduce gli stessi suoni dell'originale; no perché al tempo dei romani gli spartiti non esistevano, non era stato ancora inventato un modo per scrivere la musica; dunque noi sappiamo quali note poteva suonare quest'organetto, ma non sappiamo come combinarle.
Non solo la musica, gli abitanti di Aquincum dovevano apprezzare molto anche la pittura a giudicare dai moltissimi resti di affreschi che sono stati ritrovati, anche i mosaici abbondano.
Ad ulteriore prova di questo, tra le rovine è riemersa la casa di un pittore, che comprendeva varie stanze, dunque questo artista doveva passarsela abbastanza bene. Abbiamo infatti una sala da pranzo, il famosissimo triclinio, per le cene in compagnia.
Addirittura due camere da letto, una per gli uomini (questa) ed una dove le donne si dedicavano anche ai lavori domestici come la tessitura. Ma che ci fa un braciere in mezzo alla stanza? Mica tutti i romani in casa avevano il riscaldamento come alle terme! Considerate che per produrre l'aria calda che poi scaldava le terme ci voleva una fornace sotterranea accesa tutto il giorno, alimentata ovviamente dagli schiavi; la gente, per quanto benestante, non poteva mica permetterselo (a parte forse l'imperatore).
Ciò che invece non mancava mai nelle case di un certo livello era il larario, un piccolo tempietto privato dove si veneravano gli antenati e appunto i larii, ossia le divinità protettrici della famiglia; con le dovute precauzioni potremmo paragonarli a degli angeli custodi...
Questa era la religione diciamo privata, ma c'erano anche luoghi di culto collettivi, nella città è riemerso un mitreo, che è stato ricostruito anche se un po' più grande dell'originale. Qui si venerava Mitra, un dio di origine orientale che ebbe una grande diffusione nell'Impero Romano, tanto da far seriamente concorrenza al cristianesimo ed influenzarlo; la data del Natale e quella della nascita di Mitra coincidono quasi alla perfezione tanto per dirne una.
Commenti
Posta un commento